martedì 28 marzo 2017

23 - Antonello da Messina (1430 - 1479)

Antonello da Messina è l'artista che avvia un rinnovamento artistico nel Meridione d'Italia utilizzando la tecnica della prospettiva, conosciuta attraverso le opere di Piero della Francesca, e la cura del dettaglio delle opere fiamminghe, che il pittore aveva sicuramente viste a Napoli, importante luogo d'incontro tra la cultura mediterranea e quella nord-europea. Sembra che proprio nella città campana Antonello da Messina conobbe la tecnica della pittura ad olio e la diffuse in Italia, avviando la sostituzione della tecnica a tempera nel XV secolo.
Così ne parla il critico Roberto Longhi (Breve ma veridica storia della pittura italiana del 1914):
... un outsider per aver trasgredito la norma, per aver osato guardare oltre l’orizzonte della laguna veneziana; tale per aver introdotto nella cultura veneta lo spirito geometrico dell’aretino Piero della Francesca. Da Piero Antonello recupera “l’idealismo prospettico”, attuandolo, però, quasi solo alla forma più che al colore. E questo perché nelle opere di Antonello il colore deve essere quello della natura, quello delle cose, quello della carne degli uomini; la forma, invece, deve essere data dall’intelletto, dalla ragione: è l’idea che deve diventare immagine; è pensiero che deve farsi corpo; astrazione che deve diventare passione. Colore naturale e forma ideale, quindi, intimamente legati per ritrarre il volto misterioso e seducente della bellezza ...



San Gerolamo nello studio, ca 1474
olio su tavola cm 46 x 36,5
Londra, National Gallery






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San Sebastiano, ca 1476
olio su tavola, 171 x 85 cm.
Dresda, Staatliche Gemaldegalerie




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Ritratto d'uomo, 1473
olio su tavola, 35,5 x 25,5 cm.
Londra, National Gallery

dettaglio




Vergine Annunciata, 1475
olio su tavola, 46 x 34 cm.
Palermo, Galleria Nazionale della Sicilia






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mercoledì 22 marzo 2017

22 - Andrea Mantegna (1431 - 1506)

Andrea Mantegna nasce da un'umile famiglia e viene adottato ancora bambino da Francesco Squarcione, nella principale bottega pittorica di Padova. Fu la fortuna di Mantegna , operare in un ambito di avanzato rinnovamento rinascimentale. Nella scuola di Squarcione studiava i modelli antichi e fu in contatto con gli artisti del tempo. In quel clima il genio di Mantegna trovò l’ambiente adatto per sviluppare ed esprimere la sua creatività e la sua carica innovativa. Nel 1457 Andrea Mantegna riceve la commissione per il Polittico di San Zeno per la chiesa del Santo a Verona e crea uno dei suoi massimi capolavori. La scena principale della Sacra Conversazione è rappresentata all’interno di un quadriportico classico. La cornice reale viene illusoriamente continuata dal portico, delimitato da colonne, in cui è racchiusa la Sacra Conversazione. Per rendere visibile il dipinto come lo aveva progettato, il Mantegna fece aprire una finestra per illuminare la pala da destra in modo da far coincidere l’illuminazione reale con quella dipinta.
Pala di S. Zeno. 1456 - 1459
Verona, Chiesa di S. Zeno

Madonna con Bambino e Santi


San Pietro, San Paolo, San Giovanni Evangelista, San Zeno 


San Benedetto, San Lorenzo, San Gregorio Magno, San Giovanni Battista 


Madonna, particolare

Angeli cantori


Angelo musico



Nel 1460 Andrea Mantegna fu invitato da Ludovico Gonzaga a Mantova dove diventerà artista di corte.
Qui Mantegna lavora alla decorazione della Camera degli sposi nel Palazzo Ducale, per la quale idea una serie di grandi scene con punto di vista unico coincidente con il centro della stanza e una fonte di luce che corrisponde a quella reale, terminando gli affreschi presumibilmente nel 1474.

Le pareti de La Camera degli Sposi raffiguranti “L’Incontro” e “La Corte” 


l'oculo del soffitto


Probabilmente al periodo 1480-1490 appartiene il Cristo morto, la tempera su tela frutto della ricerca pittorica del Mantegna, un dipinto famoso per la prospettiva originale e conservato a Milano alla Pinacoteca di Brera. 


Cristo morto, 1483 - 1485 ca, Milano, Pinacoteca di Brera
tempera su tela, 68 x 81 cm.


particolare




Pier Paolo Pasolini amava molto l'arte e la pittura, nei suoi film è sempre possibile riconoscere l'influenza di grandi pittori, cosicché lui stesso è considerato uno dei maggiori "pittori" del cinema italiano: infatti costruisce le inquadrature come scene dipinte, con riferimenti precisi alla grande tradizione figurativa.
Nel finale drammatico di Mamma Roma (1962) Pasolini cita il  bellissimo quadro di Andrea Mantegna, il Cristo morto.

mercoledì 1 marzo 2017

21 - Il Quattrocento Fiammingo

La scoperta del reale avviata a Firenze da Masaccio, ha un parallelo in quella compiuta negli stessi anni nelle Fiandre, da Jan Van Eyck e da altri maestri, che fanno del Quattrocento fiammingo l’altro grande punto di riferimento culturale per l’Europa del tempo.

I  paesi fiamminghi godono, all’inizio del XV secolo, di una rinnovata prosperità. Le attività manifatturiere e commerciali acquistano particolare vigore in seguito all’annessione al potente ducato di Borgogna (1384). 
Data anche la posizione geograficamente favorevole delle città maggiori (Gand, Bruges, Ypres) i commerci di transito stimolano una vivace attività finanziaria. Ciò contribuisce alla formazione di una società cosmopolita, agiata e culturalmente aperta, attivamente interessata alla produzione figurativa. Forse per la prima volta la committenza borghese eguaglia, se non supera, quella aristocratica.

Il polo di maggiore importanza della vita culturale resta però la corte, soprattutto dopo la decisione di Filippo il Buono di trasportare la sede ducale da Digione a Bruxelles (1419). 

È all’interno di questa varia fioritura che deve essere collocata la nuova pittura di Jan Van Eyck. Gli elementi di somiglianza tra la società fiamminga e quella fiorentina non devono tuttavia far dimenticare le differenze profonde che esistono tra le due culture: basti pensare alla diversa sensibilità religiosa, fondamentale in un’epoca in cui il pensiero e le forme religiose incidevano sui più vari aspetti della vita. Già a partire dalla fine del Trecento, anche in relazione alle vicende dello Scisma d’Occidente (1378), si era diffusa nei paesi nordici la necessità di un più stretto e personale rapporto tra l’uomo e Dio, che comportava l’intima partecipazione del fedele nei confronti di alcuni temi come la passione di Cristo e la figura di Maria. Alla religiosità privata si legano sia la diffusione dei libri di preghiere per laici, sia la proliferazione di immagini devozionali, destinate a fornire spunti emotivi che favorissero l’identificazione dello spettatore con il fatto sacro. 
Per questo l’immagine doveva essere concreta, ricca di dettagli minuti e precisi. In una situazione mentale e spirituale influenzata da tale atteggiamento affonda le sue radici il “realismo fiammingo”.

TEMI DELL'ARTE FIAMMINGA

- interesse per la realtà naturale che non sviluppa come in Italia con la visione prospettica
- grande attenzione nella descrizione del dettaglio 
- opere di dimensioni contenute poiché commissionate per devozione privata
- qualità pittorica e ricerca della descrizione del dettaglio sono possibili anche grazie alla 
  tecnica della pittura ad olio che permette maggiore luminosità e trasparenza dei colori e 
  maggiore precisione nei dettagli 
- luce come elemento unificante la scena


Jan van Eyck, Coniugi Arnolfini, 1434, olio su tavola 
cm 59,50x81,80 
Londra National Gallery


particolare dello specchio concavo

schema della prospettiva



Rogier van der Weyden, deposizione, 1432 - 1435, olio su tavola cm 220 x 262
Madrid, Museo del Prado