venerdì 18 novembre 2016

13 - Benozzo Gozzoli (1420 - 1497)


Corteo dei Magi, commissionato da Pietro de’ Medici tra il 1459 e il 1462 in una cappella privata di palazzo Medici-Ricciardi.
Occupa le tre pareti della sala principale, al quale si affiancano, sopra le porte delle sagrestiole, gli affreschi con I pastori in attesa dell’annuncio. La narrazione ha inizio fuori dalla stanza, precisamente sopra la porta attraverso cui dal piccolo vestibolo si accede alla cappella.
Il viaggio parte da Gerusalemme, che Benozzo ha forse dipinto riferendosi ai paesaggi toscani e si dispiega in direzione di Betlemme. 
I Magi, che occupano ognuno una parete del vano principale, sono rappresentati secondo la tradizione: Gasparre è il più giovane, in abito bianco, Baldassarre, con abito verde, è l’uomo dalla pelle scura in età matura, Melchiorre, in rosso, è il più anziano in testa al corteo. In questa nobile sfilata sono stati riconosciuti molti ritratti di personaggi illustri dell’epoca legati alla famiglia Medici e, in particolare, di coloro che avevano partecipato al Concilio tra la Chiesa bizantina e quella latina svoltosi a Firenze nel 1439. 
Perciò nella parete est dove compare Gasparre - forse un ritratto ideale dell’ancora giovanissimo Lorenzo il Magnifico - seguito dal padre Piero e dal nonno Cosimo, sono raffigurati Sigismondo Malatesta e Galeazzo Maria Sforza, signori rispettivamente di Rimini e di Milano. Dietro di loro un corteo di filosofi, oltre allo stesso Benozzo che qui eternò il proprio ritratto, riconoscibile dal tipico berretto rosso.
Nella parete sud Melchiorre che cavalca una mula bianca, secondo la tradizione iconografica dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme, raffigura Giuseppe II, patriarca di Costantinopoli. 
Infine nella parete ovest, si può riconoscere, in Baldassarre, l'imperatore Giovanni VIII di Bisanzio.
Nella complessità delle scene si riconosce la raffinatezza della tecnica esecutiva di Benozzo: la pittura prevalentemente a buon fresco è integrata con alcuni dettagli eseguiti a secco che hanno consentito al pittore di lavorare con cura meticolosa i preziosi gioielli, i sontuosi tessuti, le bardature dei cavalli ma anche gli alberi carichi di frutta, i prati con fiori, il variopinto piumaggio degli uccelli, e le ali multicolori degli angeli. Per produrre tale effetto di magnificenza, l’artista utilizzò materiali rari e costosi, quali il lapislazzuli destinato ai fondali azzurri, le lacche lucenti e le foglie di oro puro che brillavano al buio, nella penombra delle candele.

Una caratteristica insolita dal punto di vista iconografico è nel fatto che il corteo non arriva alla mangiatoia. L'adorazione di Gesù Bambino è stata infatti riservata agli osservatori presenti in sala, i quali portano le loro preghiere di fronte all’altare dove è collocato il dipinto eseguito dalla bottega di Filippo Lippi. Il soggetto raffigurato è la Vergine col Bambino, Dio Padre e lo Spirito Santo, (Santissima Trinità).

Parete ovest


Parete sud



Parete est



       
  Pastori



Angeli in volo (sx)



Angeli in volo (dx)








venerdì 11 novembre 2016

12 - Masaccio -Tommaso Cassai (San Giovanni Valdarno, 21 dicembre 1401 – Roma, estate 1428)

Sant’Anna Metterza (Madonna col Bambino e S. Anna), 1424 circa. Tempera su tavola.

Troviamo in questo dipinto la stessa forza espressa nelle opere di Giotto, la stessa ricerca di spazio e volume, lo stesso utilizzo del chiaroscuro: il Rinascimento è iniziato.


Nel 1940 lo storico d’arte Longhi vi riconobbe due mani diverse, attribuendo l’opera a Masaccio e Masolino: al primo spettano la Madonna, il Bambino e l’angelo reggicortina a destra, al secondo S. Anna e gli altri angeli.
Inizia qui la collaborazione tra il giovane Masaccio, di circa 23 anni, e il più anziano maestro, uniti da un rapporto professionale e di amicizia.
La Madonna e il Bambino formano una struttura piramidale, stabile e solida; il forte chiaroscuro, ottenuto con la luce proveniente da sinistra, fa emergere le figure dal dipinto come fossero rilievi; il gesto mai rappresentato prima delle mani della Madonna che tengono le gambe del bambino, in modo tenero ma stabile; il bambino nudo, anche questa una novità, in cui si mette l’accento sulla sua natura umana; il volto bello e vero della Madonna, una fisionomia reale presa dalla vita quotidiana, la sua espressione concentrata e consapevole. 
Tutti elementi che attraggono l’attenzione mettendo in secondo piano il resto.
Il panneggio del mantello della Vergine è in debito evidente con la Madonna di Ognissanti di Giotto, con la stessa forma e una tecnica simile, confermata da recenti indagini diagnostiche, basata sulla stesura di più strati di pittura a partire dalle ombreggiature, comune peraltro gran parte della pittura su tavola.
La sant'Anna è legata ancora a un linguaggio più medievale, con una luce diffusa più convenzionale e con un panneggio che cura soprattutto la linea delle pieghe, annullando il volume corporeo e rendendola evanescente.
La luce in Masaccio è molto reale, tanto da arrivare ad oscurare in gran parte il volto del bambino, altro segno inedito che rompe col passato.
L'angelo di Masaccio si distingue dagli altri per l'asse delle spalle leggermente spostato in scorcio, che crea una maggiore profondità facendolo arretrare.





Cappella Brancacci,1423-1425 Chiesa del Carmine, Firenze.




Fu fatta realizzata da Pietro Brancacci, esponente di una delle famiglie più potenti della Firenze di allora.
Un discendente di Pietro, nel 1423, per ricordare il suo avo, diede incarico a Masaccio e a Masolino da Panicale di affrescare questa cappella con storie tratte dalla vita di san Pietro. I lavori furono condotti in collaborazione dai due maestri fino al 1425, anno in cui Masolino partì per l’Ungheria. Masaccio ha lavorato a questi affreschi, senza completarli, fino alla sua morte. I lavori furono poi completati, circa cinquant’anni dopo, da Filippino Lippi.

La cappella subì alterne vicende, soprattutto nel XVIII secolo, quando venne demolita la volta a crociera e conseguentemente alcuni affreschi di Masaccio, e quando, pochi anni dopo, un incendio annerì e danneggiò parzialmente gli affreschi superstiti. Con i restauri realizzati negli ultimi anni del decennio Ottanta, gli affreschi hanno ritrovato la loro cromia originale e si presentano oggi molto più leggibili e godibili.

Guarigione dello zoppo - Resurrezione di Tabita

Il tributo

San Pietro che risana con l'ombra



                           Masolino                                             Masaccio



 
                              Filippino Lippi