venerdì 11 novembre 2016

12 - Masaccio -Tommaso Cassai (San Giovanni Valdarno, 21 dicembre 1401 – Roma, estate 1428)

Sant’Anna Metterza (Madonna col Bambino e S. Anna), 1424 circa. Tempera su tavola.

Troviamo in questo dipinto la stessa forza espressa nelle opere di Giotto, la stessa ricerca di spazio e volume, lo stesso utilizzo del chiaroscuro: il Rinascimento è iniziato.


Nel 1940 lo storico d’arte Longhi vi riconobbe due mani diverse, attribuendo l’opera a Masaccio e Masolino: al primo spettano la Madonna, il Bambino e l’angelo reggicortina a destra, al secondo S. Anna e gli altri angeli.
Inizia qui la collaborazione tra il giovane Masaccio, di circa 23 anni, e il più anziano maestro, uniti da un rapporto professionale e di amicizia.
La Madonna e il Bambino formano una struttura piramidale, stabile e solida; il forte chiaroscuro, ottenuto con la luce proveniente da sinistra, fa emergere le figure dal dipinto come fossero rilievi; il gesto mai rappresentato prima delle mani della Madonna che tengono le gambe del bambino, in modo tenero ma stabile; il bambino nudo, anche questa una novità, in cui si mette l’accento sulla sua natura umana; il volto bello e vero della Madonna, una fisionomia reale presa dalla vita quotidiana, la sua espressione concentrata e consapevole. 
Tutti elementi che attraggono l’attenzione mettendo in secondo piano il resto.
Il panneggio del mantello della Vergine è in debito evidente con la Madonna di Ognissanti di Giotto, con la stessa forma e una tecnica simile, confermata da recenti indagini diagnostiche, basata sulla stesura di più strati di pittura a partire dalle ombreggiature, comune peraltro gran parte della pittura su tavola.
La sant'Anna è legata ancora a un linguaggio più medievale, con una luce diffusa più convenzionale e con un panneggio che cura soprattutto la linea delle pieghe, annullando il volume corporeo e rendendola evanescente.
La luce in Masaccio è molto reale, tanto da arrivare ad oscurare in gran parte il volto del bambino, altro segno inedito che rompe col passato.
L'angelo di Masaccio si distingue dagli altri per l'asse delle spalle leggermente spostato in scorcio, che crea una maggiore profondità facendolo arretrare.





Cappella Brancacci,1423-1425 Chiesa del Carmine, Firenze.




Fu fatta realizzata da Pietro Brancacci, esponente di una delle famiglie più potenti della Firenze di allora.
Un discendente di Pietro, nel 1423, per ricordare il suo avo, diede incarico a Masaccio e a Masolino da Panicale di affrescare questa cappella con storie tratte dalla vita di san Pietro. I lavori furono condotti in collaborazione dai due maestri fino al 1425, anno in cui Masolino partì per l’Ungheria. Masaccio ha lavorato a questi affreschi, senza completarli, fino alla sua morte. I lavori furono poi completati, circa cinquant’anni dopo, da Filippino Lippi.

La cappella subì alterne vicende, soprattutto nel XVIII secolo, quando venne demolita la volta a crociera e conseguentemente alcuni affreschi di Masaccio, e quando, pochi anni dopo, un incendio annerì e danneggiò parzialmente gli affreschi superstiti. Con i restauri realizzati negli ultimi anni del decennio Ottanta, gli affreschi hanno ritrovato la loro cromia originale e si presentano oggi molto più leggibili e godibili.

Guarigione dello zoppo - Resurrezione di Tabita

Il tributo

San Pietro che risana con l'ombra



                           Masolino                                             Masaccio



 
                              Filippino Lippi

















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